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La dieta va in vacanza, le abitudini (buone o cattive) no!

Scritto da Alchemilla Staff in Curiosità
09 luglio 2020 - 0 commenti Blog vacanza

Uso il termine dieta malvolentieri, le persone che mi conoscono lo sanno. Se diamo uno sguardo al vocabolario Treccani, apprendiamo come derivi dal greco δίαιτα che significa modo di vivere. Nell’antica Grecia stava ad indicare appunto il complesso delle norme di vita (alimentazione, attività fisica, riposo, ecc.) atte a mantenere lo stato di salute. Ma nel linguaggio e nell’immaginario comune diventa temporanea astinenza, totale o parziale, dal cibo per dimagrire. Per non evocare pensieri di privazione, fame, disciplina od altro e quindi per creare, al contrario, un terreno fecondo, positivo e costruttivo di lavoro con le persone che seguo preferisco usarlo lo stretto necessario.

Partendo dalla mia personale esperienza vorrei spiegarvi il perché del mio modus operandi.

La mia formazione comprende una Laurea triennale in Dietistica e questo modo di pormi nei confronti della dieta – da cui prende il nome lo stesso corso di laurea – sembrerebbe contrapporsi alle mie “origini”. Non le rinnego ma confesso che se prima assorbivo tout court quel che l’Università passava ora mi sento di non sposare più molte cose. Sarà che ho fatto esperienza e son maturata creando il mio modo di lavorare e, soprattutto, di pensare. La formazione ci dà uno strumento grezzo. Sta poi a ciascuno di noi modellarlo in modo originale ed unico. Avessi lavorato in ospedale – la figura del Dietista nasce proprio in questo contesto – probabilmente non avrei avuto questo “margine” di personalizzazione. Sarebbero stati gli altri ad impormi tempistiche, modalità, approccio. Il mio lavoro probabilmente sarebbe finito per andarmi stretto. La libera professione è stata difficile e sofferta, lo ammetto: modellare e definire la bozza nello “strumento” di cui dispongo oggi – non definitivo ma in continua evoluzione perché non si smette mai di crescere – è stato faticoso... ma quante soddisfazioni!

E qualcuno potrebbe chiedersi: ma cosa c’entra tutto questo?

Detto ciò sarebbe contradditorio da parte mia consegnare “semplicemente” una dieta come la intendono i più. Io sono la Nutrizionista ed io, dall’alto della mia laurea, ti dico cosa è giusto mangiare senza se e senza ma. Questo tipo di approccio è destinato inesorabilmente a fallire, ad essere temporaneo. Da qui il conosciuto effetto yo-yo: ci si mette a stecchetto in primavera, poi gradualmente si prende peso nel corso dell’estate, al rientro a settembre ci si rattrista al sol pensiero di dover rientrare non solo al lavoro ma anche nel rigido regime alimentare abbandonato a giugno, si perde per poi riacquistare dall’Immacolata in poi, dall’Epifania di nuovo dieta, poi c’è Pasqua e siamo ritornati al punto di partenza. Un “sali e scendi” che col passare del tempo diventa “più sali e meno scendi”.

Una questione personale

Ognuno di noi ha una diversa cultura del cibo, quindi gusti peculiari, convinzioni, orari e luoghi propri, relazioni anche connesse al consumo di cibo. Il nostro modo di alimentarci è una cosa molto intima e personale. Motivo per il quale non mi sento di poter metter mano all’alimentazione altrui se non con delicatezza, rispetto e, soprattutto, compartecipazione. Per cambiare in meglio le proprie abitudini alimentari occorre stabilire un patto nel quale è la persona stessa a divenire protagonista ed artefice. Si studia insieme la situazione di partenza, si individuano gli aspetti modificabili e si propongono “modifiche” andando per tentativi. Queste devono essere motivate, spiegate, concordate e possono anche essere riviste durante il percorso. Si cerca di orientare la persona anche verso un lavoro di ascolto delle sensazioni corporee. L’obbiettivo è quello di renderla capace ed autonoma perché in lei tutte le risorse necessarie. Questo è un aspetto importantissimo da sottolineare: chi chiede aiuto spesso vorrebbe – sentendosi in quel momento “incapace” – affidarsi al 100% a qualcuno senza mettersi realmente in gioco. Se si subisce una dieta “da fuori” senza esserne partecipi e senza capirne il perché, prima o poi si molla.

Concludendo...

Se avete costruito nel tempo delle buone abitudini, alimentari e non, in autonomia o guidati da qualcuno, che vi consentono di mantenervi in salute ed in forma non c’è motivo di preoccuparsi delle vacanze estive. È vero, il contesto cambia: il cibo è preparato da terze persone, le pietanze consumate possono essere diverse, più elaborate e quindi anche più caloriche. Ma se la relazione col cibo è sana le buone abitudini saranno mantenute e, al massimo, si ritorna dal mare con un chiletto in più rispetto all’inizio della vacanza. Niente di più normale! Il problema è reale se non vi è un buon rapporto col cibo alla base e si vive la dieta come sopra descritto, quindi come temporanea astinenza, totale o parziale, dal cibo per dimagrire. In questo caso la vacanza diventerà un’abbuffata così pensata: mangio tutto quel che mi viene a tiro e, da settembre, dieta ferrea!  

Se ti rivedi in ciò e sei fuori forma sappi che ogni momento è quello buono – estate compresa – per iniziare un percorso di consapevolezza e benessere.
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Dott.ssa Giada Galli – Dietista Nutrizionista
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