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La Generazione del “tutto-subito”: mangiare, per “dimenticare” il senso di frustrazione

Scritto da Alchemilla Staff in Curiosità
07 giugno 2020 - 0 commenti Blog tuttosubito

Con questo articolo esco un pò dagli schemi, poichè voglio esprimere in senso più generale l'aproccio che si può avere nel seguire una dieta o meglio nel realizzare un cambiamento di stile alimentare e di vita, al fine di migliorare il proprio stato di salute e di benessere. Ci vuole passione e costanza: dimenticatevi le diete miracolose e le pubblicità ingannevoli che vi promettono risultati in poche settimane con una semplice pillola! E ricordate che tutto dipende da voi, smettiamola di dare colpa al caso, alla vita e alla sfortuna. Non sarà mai il momento giusto fino a quando lo deciderete voi! 

 

"Tutto e subito" vs "passione e costanza". 

Sento di farne parte anch’io e devo ammettere le mie difficoltà, sicuramente ridimensionate rispetto che in passato. Siamo quasi nati con internet e lo smartphone in mano: basta un tocco per ottenere informazioni riguardo ad un argomento, sentire un amico su Whatsapp, mandare una e-mail di lavoro, prenotare le vacanze. Con questo non voglio schierarmi contro il progresso, la scienza e la tecnologia: gli smartphone, come tante altre cose, ci sono utili ma dobbiamo riconoscerne anche i “contro” per poter agire in conseguenza. E fu così che ci siamo abituati all’immediatezza: “mi serve/voglio” e, quasi non si fa in tempo a desiderarlo, che subito ottengo. Proprio sulla possibilità del “tutto-subito” si basano alcune pubblicità ingannevoli che riguardano il mondo del fitness. Mi riferisco, ad esempio, a quelle che promettono, con la soluzione più in voga del momento, l’integratore X o la dieta Y, un fisico scolpito in una settimana.

Sembra banale ma non lo è affatto Non possiamo pensare di trasporre questo funzionamento agli aspetti più importanti della vita, come diventare esperti in un campo del sapere, acquisire abilità in un’attività manuale, avere delle relazioni ricche, raggiungere uno stato di benessere fisico e mentale. Per questi aspetti ci vuole passione e costanza. Cose ovvie di certo, ma quanto spesso ce ne dimentichiamo tanto siamo abituati alla tecnologia?

Il senso di frustrazione segue al mancato raggiungimento dell’oggetto desiderato o dell’obbiettivo. Si può rispondere in differenti modi alla frustrazione: può essere stimolo ma, se questa accresce, ecco che possono far capolino emozioni negative quali ansia, rabbia, delusione. L’essere umano è “allergico” a tutto ciò che porta sofferenza, pertanto cerca di scacciare questa negatività come può o, meglio, come “crede di potere”. Tra qualche riga vi spiego cosa intendo.

Per alleviare queste emozioni, allentare la tensione, distogliere l’attenzione da certi pensieri, una modalità molto diffusa consiste nel mangiare. Il cibo è sempre alla nostra portata, un po' come le informazioni che possiamo trovare sul web: basta aprire l’anta della dispensa e mangiare, per “dimenticare”. Quante volte ci siamo ritrovati a mangiar senza fame in conseguenza ad emozioni negative?
Se il fidanzato vi lascia siete libere di mangiare una vaschetta di gelato ma nella consapevolezza che il gelato non lo riporterà ai vostri piedi. Questo per dire che, senza scomodare altri luoghi comuni, fintanto ciò accade in occasioni circoscritte niente di più normale ed umano, ma se accade ogni giorno per i più svariati motivi può aggravare la situazione di malessere di partenza. La coccola rassicurante data dal cibo non dura a lungo e, soprattutto, non risolve il problema che sta alla base delle nostre emozioni negative. A breve queste non solo ritorneranno ma si sommeranno, dopo esserci ingozzati, al senso di colpa.

Un buon senso di autoefficacia

Ma cosa ci porta a reagire in un modo o nell’altro davanti alla frustrazione? Nel dare la risposta mi ricollego a quando sopra ho detto «come può o, meglio, come “crede di potere”». Ciò che fa la differenza si può riassumere in una parola, anzi tre: locus of control (luogo di controllo), indica la modalità con cui un individuo ritiene che gli eventi della sua vita siano prodotti da suoi comportamenti o azioni, oppure da cause esterne indipendenti dalla sua volontà.

Cosa decide quindi l’esito di un esame o di una dieta? Ovviamente non esiste una risposta univoca: son sempre molteplici e differenti le cause che concorrono a definire un esito. Ma verso quali cause “spostiamo l’asticella”? Verso cause che dipendono da noi o verso cause che sono fuori dal nostro controllo? Nel primo caso ci metteremmo in discussione rimproverandoci, ad esempio, per non aver studiato abbastanza o per aver peccato di gola. Nel secondo ci sentiremmo in balia delle circostanze e prede della sfortuna accusando, ad esempio, il professore di sadismo o il partner per aver comprato delle schifezze al supermercato. Son due punti di vista molto differenti. In un caso ci metteremmo in discussione e cercheremmo di migliorarci lavorando sui nostri limiti ‒ cosa che, molto probabilmente, ci consentirà di raggiungere i nostri obbiettivi. Nell’altro prevarrebbe il senso di impotenza innanzi agli eventi e il fallimento si perpetuerebbe. Siamo noi stessi a scegliere quanto studiare o se mangiare le schifezze comprate dal partner e, quindi, sempre noi a scegliere l’esito di un esame o di un percorso finalizzato al benessere.

Se l’autostima e il senso di autoefficacia sono basse possiamo lavorarci portando a termine compiti semplici come, ad esempio, cucinare una pietanza nuova o imbiancare casa. Parlo di “compiti semplici” rispetto ad obbiettivi più complessi, come quelli che riguardano il lavoro, lo studio o le relazioni.

Per concludere...

Non è questione di ottimismo o pessimismo: la vita è anche fatta di sofferenza e, senza di essa, non sapremmo cosa sarebbe la gioia. Non siamo nel giardino dell’Eden dove poter vivere di soli piaceri e godimento. Non potendo sfuggire a questa verità, nella difficoltà dovremmo cercare di vedere ostacoli da saltare piuttosto che muri invalicabili, nel fallimento un insegnamento per non ricadere una seconda volta. Le sfide che la vita ci offre servono proprio a questo: a crescere per stare meglio con noi stessi e con gli altri. Se tutto fosse facile che gusto ci sarebbe?

 

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Dott.ssa Giada Galli – Dietista Nutrizionista
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Questo articolo ha un carattere puramente informativo. Le informazioni contenute sono rivolte a persone maggiorenni e in buono stato di salute. Il lettore pertanto utilizzera tali informazioni a sua unica ed esclusiva responsabilità. In alcun caso l'autore potrà essere ritenuto responsabile di eventuali danni diretti o indiretti causati dall'utilizzo delle informazioni suggerite. 

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